Il Duomo di Molfetta

Il Duomo di Molfetta: Un Viaggio tra Storia e Architettura

Scopriamo insieme il Duomo di Molfetta, anche conosciuto come Chiesa di San Corrado. Questo straordinario esempio di architettura romanico-pugliese si erge maestoso nel cuore di Molfetta, in provincia di Bari. Costruito tra il XII e il XIII secolo, il duomo si affaccia sul porto, diventando il simbolo indiscusso della città.

Inizialmente dedicato a Santa Maria Assunta, il duomo ha ricoperto il ruolo di cattedrale della diocesi di Molfetta fino al 1785, quando il titolo è stato trasferito alla nuova Cattedrale di Santa Maria Assunta. Da quel momento, la chiesa ha preso il nome di San Corrado, il patrono della città.

Un'Architettura Unica

Ciò che rende il Duomo di Molfetta così speciale sono le sue tre cupole allineate sulla navata centrale, un elemento raro nelle chiese romaniche. Le due torri, una campanaria e l'altra di avvistamento, si affacciano verso il mare, conferendo all'edificio un fascino particolare. L'esterno è un perfetto connubio di influenze bizantine, romaniche e arabe, visibile nei dettagli degli archi ciechi e nelle decorazioni dell'abside.

All'interno, il duomo presenta un'atmosfera semplice ma affascinante, con tre navate e pilastri cruciformi adornati da capitelli riccamente decorati con motivi zoomorfi e vegetali. Non perdere l'acquasantiera del XII secolo, nota come "del Saraceno", e l'altorilievo del Redentore del XIII secolo, veri e propri tesori artistici.

Un Monumento da Non Perdere

La sua posizione vicino al mare e la ricca storia, legata ai pellegrinaggi e alle Crociate, rendono il Duomo di Molfetta un monumento di inestimabile valore. Oggi, rappresenta una tappa obbligata per chi visita la città, offrendo un'immersione nell'arte e nella cultura medievale pugliese.

Non lasciarti sfuggire l'opportunità di esplorare questo capolavoro durante il tuo soggiorno a Molfetta!

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Cattedrale di Bisceglie


 La Cattedrale di Bisceglie

Noi di Esplorandolacittà vi portiamo alla scoperta della Cattedrale di Bisceglie!
Situata nel cuore del centro storico di Bisceglie, in provincia di Barletta-Andria-Trani (ma storicamente legata alla provincia di Bari fino al 2004), la Cattedrale di San Pietro Apostolo è un vero gioiello del romanico pugliese. Noi di Esplorandolacittà siamo rimasti incantati da questo monumento che domina Piazza Duomo con la sua imponenza e il suo fascino medievale.

La costruzione della Cattedrale iniziò nel 1073, sotto i Normanni, per volere del conte Pietro di Trani, e fu completata solo nel 1295, quando venne consacrata. Pensate: più di due secoli per darle vita! La sua facciata in pietra chiara è un mix affascinante: il portale romanico, con le sue bifore e monofore, racconta l'originaria semplicità medievale, mentre il grande finestrone barocco in alto è un'aggiunta del XVIII secolo, dopo un terremoto che impose interventi di restauro. Entrando, ci siamo persi nella bellezza delle tre navate, separate da colonne slanciate, e nel matroneo con trifore che sembrano quasi sospese. Il coro ligneo intagliato è un capolavoro che ci ha lasciati a bocca aperta!

Sotto la Cattedrale c'è una cripta speciale, costruita nel 1167 per custodire le reliquie dei santi patroni di Bisceglie: Mauro, Sergio e Pantaleone. La storia racconta che questi tre martiri cristiani, uccisi nel 117 d.C., furono sepolti in contrada Sagina e poi traslati qui dal vescovo Amando. Le loro urne di pietra sono ancora lì, sotto tre altari, e visitarle è come fare un tuffo nel passato. Durante il Rinascimento, grazie al duca Francesco II Del Balzo, la cripta fu risistemata con un tocco di eleganza che si sente ancora oggi.

Accanto alla Cattedrale, il palazzo vescovile ospita il Museo Diocesano, dove noi di Esplorandolacittà consigliamo di fare un salto: dipinti, sculture e argenti vi aspettano per svelare altri pezzi della storia biscegliese. E poi c'è il porto antico a due passi, con i resti dei moli settecenteschi, che rende il tutto ancora più suggestivo.

Insomma, la Cattedrale di Bisceglie non è solo una chiesa: è un racconto di fede, arte e resilienza che noi di Esplorandolacittà siamo felici di condividere con voi. Pronti a esplorarla?

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Galleria immagini Cattedrale di Bisceglie

"Corrado Giaquinto: Il Maestro Molfettese del Rococò" 

"Corrado Giaquinto: Il Maestro Molfettese del Rococò" 

Noi di Esplorandolacittà vi raccontiamo Corrado Giaquinto, il pittore molfettese che ha conquistato l'Europa! Nato a Molfetta l'8 febbraio 1703, Corrado Giaquinto è una stella del Settecento, un maestro del Rococò che ha lasciato il segno da Napoli a Madrid. Figlio di un sarto, Francesco, e di Angela Fontana, quinto di otto fratelli, sembrava destinato a una vita tranquilla, magari ecclesiastica. Ma il destino aveva altri piani: il suo talento artistico esplose presto, portandolo nella bottega del pittore locale Saverio Porta. A 16 anni, eccolo a Napoli, dove si immerse nell'arte sotto l'ala di Nicola Maria Rossi, un seguace di Francesco Solimena, assorbendo colori vivaci e pennellate fluide che avrebbero definito il suo stile.A 24 anni, nel 1727, Corrado si trasferisce a Roma: qui apre una bottega vicino a Ponte Sisto e inizia a farsi un nome. Lavora con artisti come Sebastiano Conca e decora chiese prestigiose, da San Nicola dei Lorenesi a San Lorenzo in Damaso, con affreschi che mescolano la leggerezza del Rococò e i primi accenni di neoclassicismo. Nel 1733 lo troviamo a Torino, invitato dall'architetto Filippo Juvarra, a dipingere per i Savoia: palazzi e chiese si arricchiscono della sua arte, come la pala di San Giovanni Nepomuceno nella chiesa di San Filippo.Il grande salto arriva nel 1753, quando re Ferdinando VI di Spagna lo chiama a Madrid come primo pittore di corte. Qui, Giaquinto decora lo scalone e la Capilla Real del Palazzo Reale, lavorando accanto a giganti come Tiepolo e Mengs. La sua tavolozza si fa ancora più brillante, le sue figure danzano tra cielo e terra. Torna a Napoli nel 1762, ormai malato, e lì muore il 18 aprile 1766, lasciando un'eredità sparsa in tutta Europa.Tra le sue opere molfettesi spicca l'Assunzione della Vergine, una pala d'altare del 1747 per la Cattedrale di Santa Maria Assunta, che mostra la sua capacità di fondere grazia e potenza. Oggi, a Molfetta, il Museo Diocesano custodisce alcune sue tele, come il recente "Gesù Buon Pastore", e mostre come quella del 2024 nella Fabbrica di San Domenico celebrano il suo genio.Noi di Esplorandolacittà vi diciamo: Corrado Giaquinto è la prova che da un piccolo porto pugliese si può conquistare il mondo con un pennello! Pronti a scoprire le sue opere? 

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"Fontana dei Tritoni" di Giovinazzo

"Fontana dei Tritoni" di Giovinazzo

Noi di Esplorandolacittà vi portiamo alla Fontana dei Tritoni di Giovinazzo!


Nel cuore di Giovinazzo, in provincia di Bari, c'è un angolo che cattura subito l'occhio: Piazza Vittorio Emanuele II, con al centro la maestosa Fontana dei Tritoni. Questo monumento, costruito nel 1933, è un simbolo della città e un capolavoro dello scultore locale Tommaso Piscitelli. Noi di Esplorandolacittà siamo rimasti affascinati dalla sua storia e dal suo design unico!

La fontana è un'esplosione di simbolismo: al centro svetta un albero intrecciato, circondato da tre tritoni vigorosi che sembrano guizzare fuori dall'acqua, mentre tre conchiglie zampillano e tre telamoni robusti – ispirati all'eroe greco Aiace – sorreggono tutto con forza. La vasca sottostante, in marmo trilobato, completa questo gioco di "tre", che Piscitelli, forse influenzato da idee esoteriche, ha voluto come tema centrale. L'acqua che sgorga da 250 forellini lungo le conchiglie crea un effetto magico, una fresca carezza nelle calde sere d'estate, che riflette la doppia anima di Giovinazzo: terra di marinai e contadini.

La piazza stessa è nata nel 1797, su un'antica insenatura, per accogliere i reali di Napoli, Ferdinando IV e Maria Carolina, in visita alla Cattedrale. La fontana è arrivata dopo, ma è diventata il cuore pulsante di questo spazio, circondata da palazzi neoclassici e dalla Chiesa di San Domenico. Negli anni ha vissuto momenti difficili – come un atto vandalico nel 2019 che ne ha spento le pompe – ma è sempre stata ripristinata, grazie all'amore dei giovinazzesi. Oggi brilla con una nuova illuminazione e progetti per sedute bifacciali che la valorizzeranno ancora di più.

Noi di Esplorandolacittà vi diciamo: sedetevi in piazza, gustatevi un caffè e lasciatevi incantare dallo scroscio dell'acqua e dalla storia di questa fontana che, tra tritoni e spruzzi, racconta l'anima di Giovinazzo!

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"Il Calvario di Molfetta: Un Gioiello Neogotico che Racconta la Fede"


"Il Calvario di Molfetta: Un Gioiello Neogotico che Racconta la Fede" 

"Il Calvario di Molfetta: Un Gioiello Neogotico che Racconta la Fede"
Noi di Esplorandolacittà vi portiamo a scoprire un angolo speciale di Molfetta: il Calvario, un piccolo tempio che svetta in Piazza Garibaldi, proprio davanti alla Villa Comunale. Costruito nel 1856, questo monumento è un simbolo della pietà religiosa e un capolavoro dell'architetto molfettese Corrado De Judicibus. Immaginate una guglia slanciata, alta 20 metri, in pietra calcarea locale, che si erge su una pianta ottagonale e si sviluppa su tre livelli, decorati con cuspidi, pinnacoli a forma di croce, monofore e bifore. È un esempio unico di stile neogotico, che richiama il Medioevo con un tocco di visione moderna!La sua storia nasce dalla missione dei Padri Redentoristi, voluta dal vescovo Nicola Maria Guida dopo un'epidemia (forse colera) che colpì Molfetta nel 1854. Insieme ai Calvari di Giovinazzo, Terlizzi e Bisceglie, costruiti nello stesso periodo, rappresenta un'ondata di fede popolare. Pensate: fu realizzato a costo zero, grazie alle donazioni dei cittadini – chi offriva pietra, chi lavoro – per contrastare il "malcostume" dell'epoca. Non a caso, è legato ai riti della Settimana Santa, che iniziano proprio da qui, e ogni anno, tra il 30 e il 31 marzo, i molfettesi si riuniscono sulla sua scalinata per recitare l'Ave Maria alla Madonna.Accanto alla Chiesa di San Bernardino, il Calvario non è solo un monumento: è un pezzo di futuro in una Molfetta che, a metà Ottocento, si stava espandendo verso levante, con Corso Umberto e la stazione ferroviaria in arrivo. Dopo anni di abbandono, oggi è stato restaurato – grazie a iniziative come quella del Rotary Club e del Comune – e nel 2020 è stato riscoperto con le Giornate FAI d'Autunno. Noi di Esplorandolacittà vi invitiamo a visitarlo: salite i suoi gradini, ammirate la sua eleganza e sentite il battito della storia e della tradizione molfettese! 

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Il Faro di Molfetta: Un Simbolo di Storia e Bellezza!

Il Faro di Molfetta: Un Simbolo di Storia e Bellezza!

"Il Faro di Molfetta: La Sentinella dell'Adriatico"
Noi di Esplorandolacittà vi portiamo nel porto di Molfetta, dove svetta un simbolo che racconta storie di mare e resilienza: il Faro di Molfetta. Costruito a partire dal 1849 e acceso per la prima volta il 12 gennaio 1857, questo faro è una vera icona, il più antico dell'Adriatico in un porto! Immaginate una torre ottagonale tronco-piramidale in pietra chiara, alta 22 metri, con un terrazzino che abbraccia la lanterna: un'immagine che incanta chiunque passeggi lungo la banchina Seminario o il molo San Michele.La sua storia è avventurosa: i lavori iniziarono nel 1853 sul lato di levante del molo San Michele, per guidare i piroscafi del Lloyd Austriaco da Trieste alla Grecia. Ma nel 1854 una tragedia cambiò tutto: una barca da pesca, travolta da una burrasca, si schiantò contro un piroscafo, affondando e portando con sé tre pescatori. Si capì allora che quel punto era troppo pericoloso per le correnti, così l'ingegnere Sergio Pansini decise di smontare la torre pezzo per pezzo e ricostruirla dov'è oggi, al riparo dai venti di tramontana. Pensate, all'epoca funzionava a olio d'oliva, poi a petrolio, prima di essere elettrificato nel 1913!Oggi è gestito dal Comando di zona fari della Marina Militare di Taranto, completamente automatizzato, ma resta un faro pulsante di vita: dalla sua cima, la luce bianca lampeggia ogni 6 secondi, guidando ancora i marinai. Durante la festa della Madonna dei Martiri, si accende di fuochi d'artificio, e le visite guidate della Pro Loco – spesso sold-out – svelano aneddoti come quelli del primo guardiano, Pietro Panunzio, o del capo meccanico Sergio Magrone. Noi di Esplorandolacittà vi consigliamo di fermarvi al porto, magari al tramonto, con il Duomo di San Corrado sullo sfondo: il Faro di Molfetta non è solo una torre, è il cuore di una città che vive col mare nel sangue!

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"Il Santo Sepolcro di Molfetta: Un Mistero di Fede nella Basilica della Madonna dei Martiri"

"Il Santo Sepolcro di Molfetta: Un Mistero di Fede nella Basilica della Madonna dei Martiri"

Noi di Esplorandolacittà vi portiamo a scoprire un tesoro nascosto di Molfetta: il Santo Sepolcro, custodito nella cripta della Basilica della Madonna dei Martiri, a pochi passi dal porto. 

Non è un sepolcro qualunque, ma una riproduzione fedele di quello di Gerusalemme, un unicum in Italia che ci fa viaggiare indietro nel tempo fino al XV secolo!Immaginate una cripta angusta, accessibile da ripidi gradini in pietra, a destra dell'altare maggiore della basilica.

 Qui, prima del 1497, il notaio molfettese Francesco Lepore – si dice dopo un pellegrinaggio in Terra Santa – fece costruire questa copia del Santo Sepolcro con 62 pietre che avrebbe portato con sé da Gerusalemme. 

La struttura è semplice ma carica di significato: un piccolo ambiente con una lastra di pietra su cui si notano scanalature, simili a quelle scoperte nel 2016 durante i restauri del sepolcro originale in Terra Santa. 

Quelle linee, secondo la tradizione, sarebbero i canali per il sangue e gli unguenti del corpo di Cristo. Sopra la lastra, una statua in pietra del 1761 rappresenta il Cristo deposto, avvolta da un'atmosfera di silenzio e devozione.La Basilica stessa è un mix di stili: costruita nel 1162 sopra una chiesetta dell'XI secolo, di cui resta la cupola, fu ampliata nel tempo fino a diventare l'imponente edificio che vediamo oggi. Il Santo Sepolcro nella cripta, però, è il suo cuore misterioso. Si racconta che Lepore, devoto e benestante, volle offrire ai molfettesi un luogo dove rivivere la Passione senza affrontare il lungo viaggio verso la Palestina. E c'è chi dice che quelle pietre siano davvero un frammento di Gerusalemme, anche se non ci sono prove definitive.

Oggi, questo angolo sacro è un richiamo per i fedeli, soprattutto durante la Settimana Santa, e un punto di curiosità per chi ama la storia. 

Noi di Esplorandolacittà vi invitiamo a scendere quei gradini, a toccare con mano la fede e il mistero di un'opera che, tra realtà e leggenda, rende Molfetta un po' più vicina alla Terra Santa! 

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Cattedrale di Giovinazzo: Un Capolavoro di Storia e Leggenda! 

Cattedrale di Giovinazzo: Un Capolavoro di Storia e Leggenda! 

"La Cattedrale di Giovinazzo: Il Duomo di Santa Maria Assunta, Perla Romanica sul Mare"
Noi di Esplorandolacittà vi portiamo nel centro storico di Giovinazzo, in provincia di Bari, a scoprire un gioiello che incanta: la Cattedrale di Santa Maria Assunta, conosciuta anche come il Duomo. Affacciata sul porto, questa meraviglia del romanico pugliese, costruita tra il 1150 e il 1180, è un simbolo di fede e bellezza che si staglia contro l'azzurro dell'Adriatico.Immaginate una facciata sobria ma elegante, in pietra calcarea chiara, con due torri campanarie che la incorniciano: quella orientale, più alta e slanciata, e quella occidentale, mozzata e robusta. Il portale centrale, scolpito con motivi floreali e figure sacre, è un invito a entrare. Dentro, le tre navate sorrette da colonne in pietra conducono a un altare barocco del 1740, frutto di un restauro voluto dall'arcivescovo Giuseppe Maria Giovene dopo il terremoto del 1731. Ma il vero tesoro è l'abside romanica, con i suoi archi e le monofore che lasciano filtrare una luce mistica.La Cattedrale fu consacrata nel 1283 e dedicata alla Vergine Assunta, anche se le sue origini risalgono a una chiesetta più antica distrutta dai Saraceni nel X secolo. Tra le sue meraviglie c'è l'icona della Madonna di Corsignano, un dipinto bizantineggiante del XIV secolo venerato come protettrice della città: si dice che nel 1387 salvò Giovinazzo da un'invasione, e ancora oggi è festeggiata ogni agosto con una processione che finisce in mare!Non mancano storie affascinanti: nel 1797, re Ferdinando IV e Maria Carolina di Borbone visitarono il Duomo durante un viaggio ufficiale, e la piazza antistante – oggi Piazza Vittorio Emanuele II – fu ampliata proprio per accoglierli. Durante la Seconda Guerra Mondiale, invece, la Cattedrale fu usata come rifugio dai giovinazzesi durante i bombardamenti.Oggi, restaurata e splendente, è un punto di riferimento per fedeli e curiosi. Noi di Esplorandolacittà vi consigliamo di passeggiare tra le sue mura, ammirare il contrasto tra il romanico puro e le aggiunte barocche, e poi sedervi sul muretto del porto con il Duomo alle spalle: è un'immagine che vi restera nel cuore! 

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Ospedale dei Crociati a Molfetta: Storia e Leggenda! 

"L'Ospedaletto dei Crociati di Molfetta: Un Rifugio Medievale sul Mare"
Noi di Esplorandolacittà vi portiamo a scoprire un luogo affascinante e ricco di storia: l'Ospedaletto dei Crociati, incastonato vicino alla Basilica della Madonna dei Martiri, a due passi dal porto di Molfetta. Risalente all'XI secolo, questo edificio in pietra è un testimone silenzioso del Medioevo pugliese, quando la regione era una tappa cruciale per i pellegrini diretti a San Michele sul Gargano, San Nicola a Bari o in partenza per Gerusalemme dagli approdi di Cala San Giacomo e Cala dei Pali.

Immaginate una struttura semplice ma suggestiva: tre navate divise da massicci pilastri che reggono arcate regolari, con nicchie lungo le pareti per le suppellettili dei viandanti e mensole per le lucerne che illuminavano le notti. Sulle colonne spiccano croci bizantine e firme di antichi lapicidi, dettagli che ci fanno sentire il respiro di chi è passato di qui secoli fa. Costruito su una struttura preesistente, forse voluta dai Normanni nel 1095 sotto Ruggero, figlio di Roberto il Guiscardo, l'Ospedaletto era un "hospitalis" – un luogo di accoglienza per pellegrini, non solo un ospedale nel senso moderno.Ma perché "dei Crociati"? Ecco il twist: non ci sono prove storiche che fosse legato ai cavalieri delle Crociate. 

Per gli studiosi del '400 e '500, era un ricovero vescovile per devoti e forestieri, come testimoniano gli stemmi papali ancora visibili. La leggenda nasce nel XVII secolo, quando il vescovo Giovanni Antonio Bovio e il patrizio Giuseppe de Luca interpretarono male una pergamena della fondazione della Basilica, immaginando crociati in transito per la Terra Santa. Giuseppe de Luca lo scrisse nel suo libro del 1600, e da lì la "fake news" medievale si è tramandata fino a oggi, dando il nome anche al Viale dei Crociati!Oggi, restaurato nel 1998 e accessibile anche ai disabili, l'Ospedaletto è un luogo vivo: ospita mostre, concerti e il famoso Presepe Vivente di Natale, organizzato da associazioni come "Melphicta nel Passato". 

Noi di Esplorandolacittà vi consigliamo di visitarlo, magari durante un tramonto sul porto, con la Basilica a fare da sfondo: è un viaggio nel tempo che profuma di mare e devozione! 

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Palazzo Ducale di Giovinazzo: Un Gigante di Storia!

"Il Palazzo Ducale di Giovinazzo: Un Gigante di Pietra sul Mare"
Noi di Esplorandolacittà vi portiamo nel cuore di Giovinazzo, in Piazza Duomo, dove troneggia il maestoso Palazzo Ducale, un colosso barocco che respira storia e domina il porto con la sua imponenza. 

Costruito nel 1659 per volere di Nicolò Giudice Caracciolo, duca di Giovinazzo e principe di Cellamare, su progetto dell'architetto napoletano Francesco Antonio Picchiatti, questo palazzo sorge sulle antiche mura medievali, con un basamento a scarpa che lo ancora alla scogliera.Immaginate una facciata lunga 70 metri, profonda 60, con oltre 200 stanze e un giardino annesso: un vero gigante di pietra calcarea! 

Il lato nord, affacciato sul mare, è il più spettacolare, con una balconata in pietra che un tempo correva lungo tutto il piano nobile, sostenuta da mensoloni scolpiti – oggi ne resta solo un frammento, ma basta a incantare. Sul lato sud, invece, un grande portale conduce a una corte quadrata, più sobria ma elegante, incorniciata da paraste e finestroni.

 Le due ali, un tempo sopraelevate come torri, davano al palazzo un'aria ancora più regale.Nel corso dei secoli, il Palazzo Ducale ha cambiato mani – dai Giudice al Marchese di Rende dopo un matrimonio con una Fanelli – e ha subito rifacimenti che ne hanno alterato gli interni, lasciando poco dell'arredamento originale. Ma la sua struttura racconta ancora la grandeur del XVII secolo. 

Accanto, in Piazza Duomo, nove portoni centinati erano una dépendance, poi trasformata in carcere e scuola elementare nel Novecento.Oggi è una dimora privata, non visitabile all'interno, ma il suo cortile è accessibile e, nonostante qualche segno di incuria, regala un assaggio della sua storia. 

Noi di Esplorandolacittà vi consigliamo di ammirarlo al tramonto, con la Cattedrale di Santa Maria Assunta a fianco e il mare che luccica sotto: è un'immagine che parla di potenza, bellezza e del legame indissolubile di Giovinazzo con l'Adriatico! 

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Palazzo Giovene a Molfetta: Un Tesoro da Scoprire!

"Palazzo Giovene a Molfetta: Un Tesoro Rinascimentale nel Cuore della Città"
Noi di Esplorandolacittà vi portiamo a Piazza Municipio, nel centro di Molfetta, dove si erge Palazzo Giovene, un edificio che respira storia e arte. 

Costruito a partire dalla seconda metà del Quattrocento dalla famiglia De Luca, questo palazzo cinquecentesco è un esempio affascinante di architettura rinascimentale pugliese, aggiornato nel tempo fino a diventare ciò che vediamo oggi. 

Passato agli Esperti e poi, nel 1772, ai Giovene – da cui prende il nome – è stato per secoli un simbolo di prestigio.Immaginate una facciata imponente in pietra calcarea, scandita su due livelli: il piano terra con un bugnato rustico di grandi blocchi, e il piano nobile con bugne più piccole e raffinate. 

Il portale manierista è il vero protagonista: ispirato al "Libro Extraordinario" di Sebastiano Serlio, sfoggia un ordine ionico, girali vegetali nel fregio, e due nicchie con statue di un guerriero e un musico, oltre a una figura maschile sul concio di chiave. 

È un ingresso che parla di eleganza e mistero, con uno stemma dei Giovene aggiunto dopo il 1772 a sigillare la sua identità.Nel XIX secolo, un terzo piano fu aggiunto, ma causò problemi strutturali: abbandonato per decenni, fu demolito nel 1965. Tra il 1976 e il 1981, un restauro profondo lo ha riportato in vita, facendone la sede del Comune di Molfetta. Oggi, Palazzo Giovene non è solo uffici: al piano interrato ospita la Raccolta Civica d'Arte Contemporanea, con opere di maestri come Renato Guttuso e artisti locali come Corrado Giaquinto. 

Al piano terra, la Sala Stampa e una collezione di modelli di carri trainati da cavalli raccontano il passato della città, mentre la Sala dei Templari, con volte a crociera, è un tuffo nel Medioevo.

Noi di Esplorandolacittà vi consigliamo di fermarvi in Piazza Municipio: alzate lo sguardo sul portale, entrate se potete per un evento o una mostra, e lasciatevi catturare da questo palazzo che unisce Rinascimento, arte moderna e l'anima viva di Molfetta! 

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Pasqua - Settimana Santa a Molfetta

"Pronti a vivere un'emozione che tocca l'anima? 

La Settimana Santa a Molfetta è un viaggio intenso tra fede e tradizione! 

Tre processioni accendono la città: il Venerdì Santo dei Misteri, con le cinque statue cinquecentesche dei Misteri Dolorosi portate a spalla dall'Arciconfraternita di Santo Stefano, si snoda lenta tra le vie, avvolta dalle note struggenti delle marce funebri.

 E che dire della Beata Vergine Addolorata?

 Il venerdì prima delle Palme, alle 17:00, sul sagrato della Chiesa del Purgatorio, appare lei, sotto un baldacchino nero, accompagnata da 'La Sventurata' della banda. 

Poi, i confratelli dell'Arciconfraternita della Morte danno vita a un corteo mozzafiato: San Pietro, la Veronica, le Marie, San Giovanni e la splendida 'Pietà', tutte in cartapesta, firmate dal genio molfettese Giulio Cozzoli. 

È un'esperienza che vibra di malinconia e bellezza!

Curiosità da esploratori: un tempo, le donne si sporgevano dai balconi per sfiorare la croce di Gesù o rubare un rametto d'ulivo, un rito di buon auspicio ormai svanito. Noi di Esplorandolacittà vi diciamo: venite, Molfetta vi aspetta per un tuffo nella storia e nel cuore!" 

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Polignano a Mare - "La Perla che Brilla sull'Adriatico"

"Amici esploratori, tenetevi forte: Polignano a Mare, la 'Perla dell'Adriatico', è pronta a rubarvi il cuore! 

Questo angolo di Puglia è un'esplosione di vita, sole e bellezza, con il suo centro antico abbarbicato su una scogliera che si tuffa nell'Adriatico. 

La vista? Un colpo al cuore, un panorama che vi farà dimenticare tutto il resto!

Ma il vero incanto inizia tra i vicoli: stretti, vivi, pieni di porte colorate e scale che sembrano raccontare storie. 

Qui, ogni muro parla: citazioni famose, parole d'amore, frasi che vi strapperanno un sorriso. 

E poi il mare, così cristallino da sembrare un dipinto, il sole che scalda la pelle e un artigianato locale che profuma di tradizione. 

Non dimentichiamo il pesce fresco e la cucina pugliese: un boccone e capirete perché si mangia da re!Polignano non è solo una città, è un'emozione da vivere. 

Noi di Esplorandolacittà vi diciamo: correte a scoprirla, questa perla vi aspetta a braccia aperte per un'avventura che sa di mare, sapori e meraviglia!" 

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TORRE CALDERINA (detta anche Torre della cera) Molfetta

Noi di Esplorandolacittà vi raccontiamo la Torre Calderina!
Eccoci sulla costa tra Molfetta e Bisceglie, in Puglia, a due passi dal mare Adriatico, davanti a una perla del XVI secolo: la Torre Calderina. Costruita nel 1569, questa torre di avvistamento è un pezzo di storia che ci parla del grande piano difensivo di Carlo V per proteggere il Regno di Napoli dai temuti pirati turchi e saraceni. A dirigerne i lavori fu Salvatore Calderini, da cui prende il nome, e vi assicuriamo che la sua posizione su un promontorio vista mare non è solo strategica, ma anche spettacolare!

Con la sua forma quadrangolare e la base tronco-piramidale, solida come poche, faceva parte di una rete di torri che si "parlavano" con segnali visivi, tenendo d'occhio il litorale. Pensate: era collegata a Castel del Monte e vegliava sull'antico porto di Cala San Giacomo. Nei secoli ne ha viste di tutti i colori: nel 1628 servivano riparazioni alla cisterna, durante la Prima Guerra Mondiale spuntarono trincee tutt'intorno, e tra le due guerre la Guardia di Finanza la lasciò al suo destino.

Oggi, però, la Torre Calderina sta vivendo una seconda giovinezza grazie al progetto Interreg Italia-Grecia: restaurata e pronta a entrare nel "Cammino dei fari e delle torri", è un gioiello immerso nell'Oasi di Protezione Torre Calderina, tra macchia mediterranea, grotte marine e uccelli migratori. Qualcuno sogna persino di farne un osservatorio astronomico: noi di Esplorandolacittà non vediamo l'ora di scoprirlo sotto le stelle!

Occhio alla confusione con la Torre della Cera!
Spesso la Torre Calderina viene scambiata per la Torre della Cera, che invece sta più nell'entroterra, lungo la SS16. Quest'ultima, costruita nel 1770 dal nobile Pietro Gadaleta, è una storia a parte: forse il nome "Cera" viene da una parola latina o da una leggenda locale, ma non fatevi ingannare. Alcuni articoli sbagliano e legano Gadaleta alla nostra Torre Calderina, ma noi sappiamo che il vero protagonista qui è Calderini!

E la Torre della Cera esiste ancora?
Sì, amici esploratori, la Torre della Cera è ancora lì sulla SS16, ma non aspettatevi una cartolina: è in degrado, circondata da rifiuti e lontana dal fascino della sua "cugina" costiera. Nessun progetto la sta salvando, almeno per ora, mentre la Torre Calderina brilla sempre di più. Pronti a esplorarle con noi?

Photo: M&L

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